Hong Kong Hong Kong era
una piccola isola prossima alla costa meridionale cinese, abitata da pochi
pescatori, poi nel1842 fu ceduta al Regno Unito che ne fece una colonia. La barca corre veloce sull’acqua color verde bottiglia, si naviga tra piccole isole e pescherecci, poi a poco a poco hanno iniziato a distinguersi i grattacieli dell’isola di Hong Kong, con l’inconfondibile sagoma della sede della Bank of China che ricorda la lama di un coltello: 74 piani di vetro azzurro e acciaio, che di notte sembrano lame trasparenti di luce. L’edificio fu progettato da Ioh Ming Pei, l’architetto della National Gallery of Art di Washington e della piramide del Louvre di Parigi. Con la MTR, la
metropolitana, ho raggiunto la penisola di Kowloon fino a Nathan Road.
Stranamente gli alloggi più economici si trovano qui, in due complessi
chiamati Mirador Mansions e Chungking Mansions, anonimi palazzi di una
ventina di piani che offrono un gran numero di pensioni. I primi due piani
ospitano negozi gestiti da arabi ed africani, molto differenti dai lussuosi
centri commerciali che si trovano nelle vicinanze. Ho scelto la Cosmic Guest
House
www.cosmicguesthouse.com al dodicesimo piano dei Mirador Mansions,
perché il posto ha una buona reputazione, sicuramente migliore di quella dei
Chungking Mansions, popolati da facce inquietanti, con scale e anfratti
sporchi e ascensori sempre occupati. La stanza è modello bonsai,
Con il MTR sono stato a Mongkok Road, anche qui è un’orgia di vetrine luminescenti, dove svettano enormi cartelloni pubblicitari e insegne al neon con ideogrammi arcobaleno. La gente è un fiume in piena che si dirige ovunque, affolla i negozi di elettronica alla ricerca di cellulari e lettori Mp3 dell’ultima generazione, popola centri commerciali tutti acciaio e vetro, con scale mobili così alte da sembrare rampe di lancio. Queste cattedrali del consumismo sono ammalianti e ti fanno tornare un po’ bambino, ma sono anche un rifugio per godere della gelida aria condizionata, che per qualche attimo, sembra cancellare l’onnipresente umidità. La sera sono andato al molo Tsim Sha Tsui, da dove partono i traghetti della Star Ferry per l’isola di Hong Kong e mi sono unito alla gente che viene qua per passeggiare e scambiare quattro chiacchiere. Questa zona fu ridisegnata nel 1978, grazie all’abbattimento della stazione ferroviaria di Kowloon, di cui ora sopravvive solo la torre dell’orologio, per lasciare il posto a musei e centri culturali. Oltre la baia ti abbaglia un concentrato di luci e tecnologia: a rigor di logica tutto ciò dovrebbe essere scontato e poco emozionante. Ma gli occhi, davanti alle sagome dei grattacieli luminosi e delle colline sovrastanti, sono come ipnotizzati. Cemento, acciaio e watt, regalano una fantastica emozione dissacratoria, simile a quella che ho provato nel guardare lo sconfinato Grand Canyon. L’indomani sono andato all’ambasciata
del Vietnam che si trova sull’isola di Hong Kong, in Wan Chai Road Poi
sono andato al Central Plaza, un edificio di 78 piani tra i più alti della
città, dove è possibile prendere l’ascensore per salire fino al 46° piano.
Il panorama è mozzafiato e fa tremare le gambe. Sembra di toccare i
grattacieli con un dito, e da quest’altezza le macchine ricordano le
automobiline giocattolo. Con il MTR sono tornato nella zona di Central, con
i grattacieli che non permettono al sole di fare capolino nelle strade, i
tanti negozi, i centri commerciali, le vie piene di persone che ricordano
brulicanti formicai, con Stanley Street, la famosa strada dei negozi
d’apparecchi fotografici, dove si risparmia oltre il 40% rispetto
all’Italia. Ottimo pranzo con cibo abbondante, in un locale frequentato da
impiegati ed operai, ma posto poco gradito da Anna Rita, non ancora abituata
ai modi poco oxfordiani dei cinesi, dove il risucchio e il prolungato uso
degli stuzzicadenti rappresentano
Tutta l’isola è ricca di passaggi pedonali sopraelevati e di scale mobili che permettono di evitare l’attraversamento delle strade. E’ molto utile una serie di venti scale mobili chiamate “Central-Mid-Levels Escalator”, che risale la collina del Victoria Peak per ottocento metri. Ogni giorno il sistema è utilizzato da quarantamila persone: al mattino, quando la gente va al lavoro funzionano in discesa, mentre di pomeriggio vanno in salita. E’ singolare questo tour sul tapis roulant, perché permette di osservare strade e quartieri dall’alto. Finalmente si vede un’Hong Kong diversa, meno formale e ingessata, dove i grattacieli si diradano, per lasciare spazio al verde tropicale. Sono poi ridisceso verso Central costeggiando la collina, utilizzando un complesso sistema di scale di cemento che tagliano la montagna fino all’imbarcadero, dove ho preso il ferry che mi ha riportato a Kowloon. Le luci della sera mi hanno portato al mercato notturno di Temple
Street, che si trova in una via parallela a Nathan road, conosciuta con il
nome di Golden Mile, il miglio d’oro, chiamato così per l’opulenza
dei suoi negozi. Le bancarelle offrono abbigliamento ed orologi
contraffatti, souvenir ed elettronica a poco prezzo. Un posto ideale per
fare quattro passi e qualche acquisto, se non si prosegue il viaggio in Cina
o nei paesi limitrofi. Nelle vie laterali, ci sono invitanti ristorantini
all’aperto che si animano al crepuscolo. Al tramonto vengono sistemati
tavoli e sedie, si mangia tra i pedoni e si osserva la vita di strada: è un
bel colpo all’occhio che trasmette allegria, ma anche un buon rifugio per
placare l’appetito. La cena con molluschi, L’indomani sono tornato con il ferry sull’isola di Hong Kong, e ho iniziato a camminare con il naso all’insù per il distretto di Central. Impedibili sono il grattacielo della Bank of China e il Lippo Centre, un edificio a specchio multiforme che ricorda un cubo dalle tante sfaccettature. Il grattacielo della HKSB (Hong Kong and Shanghai Bank), poggia su piloni giganteschi e ha il pavimento trasparente. E’ possibile passare sotto la banca, per poi riemergere dalla parte opposta, guardando gli impiegati che lavorano ai piani superiori. E’ un ambiente senza privacy, di solo acciaio e vetro. Questa soluzione è stata raccomandata da un consulente in materia di Feng Shui che per facilitare il flusso del chi, ha previsti gli alti piloni, la posizione dell’entrata rivolta verso il molo dello Star Ferry, vale a dire il principale approdo all’isola, quella delle scale mobili e dei leoni che custodiscono le entrate. Poi sono salito sul Peak
Tram, la famosa funicolare che porta in cima al Victoria Peak, la collina
che sovrasta l’isola. Si sale con il treno a cremagliera viaggiando tra le
case, sembra quasi di toccare le abitazioni e si riesce anche a dare una
sbirciatina nei salotti delle case. Quando termina la città, ci s’immerge in
una bella vegetazione tropicale e appaiono in lontananza i grattacieli
dell’isola e, oltre il canale, la penisola di Tsim Sha Tsui. Centinaia di
grattacieli appiccicati tra loro, danno l’impressione che non ci sia più
posto nemmeno per uno spillo. E’ possibile passeggiare per la collina
immergendosi nella natura, rivolgendo
L’indomani sono andato al molo da dove partono i traghetti per la Cina (la mainland come la chiamano qui). Il terminal è efficiente e funzionale, con tanti negozi che permettono di ammazzare il tempo in attesa del traghetto. Arrivare in Cina con la barca veloce, invece che con il bus o il treno è stata un’esperienza originale e fuori del comune. La barca arriva direttamente all’aeroporto di Shenzen e nell'attesa del volo per Guilin, ho fatto quattro passi per le strade periferiche della città: c’era veramente poco da vedere, a parte tanta polvere, quartieri in costruzione e un’umidità devastante. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 | Diari Index |
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