Ha Long Bay La mattina successiva sono andato al Kangaroo Café, da qui partirà lescursione di tre giorni per la baia di Ha Long. Davanti ad un the ghiacciato guardo i miei futuri compagni di viaggio che arrivano alla spicciolata. Il viaggio di centosessanta chilometri verso la città di Haipong è durato tre ore, per spezzarlo, ci siamo fermati ad una stazione di sosta dove si vendevano souvenir. In una gran stanza male illuminata, cerano una cinquantina di ragazzine che ricamavano. La loro età andava dai dieci ai
ventanni, erano piccole, minute e con gli occhi Mi ha detto che le ragazzine erano orfane, alcune avevano degli handicap, erano mute o con problemi agli arti. In questa provincia era stato realizzato un progetto in collaborazione con la Croce Rossa Internazionale ed il ricavato della vendita dei quadri andava a loro, così mi ha invitato ad acquistarne uno. Ero diffidente perché mi sembrava strano che la Croce Rossa permettesse che le bambine lavorassero in un posto così disagiato e non credevo nemmeno alla storia delle orfane, infatti, la guerra con gli U.S.A. era terminata da trent’anni. Pensavo però che vedere bambine lavoratrici, allarga sempre il cuore. Sul bus mi venivano in mente le loro facce tristi, poi questi sensi di colpa e da anti vacanza si sono dileguati. Allora
di pranzo, davanti ad un piatto di noodles ho conosciuto i membri del gruppo, poi ci siamo
imbarcati su un sampan in legno con la tipica vela triangolare. Cè un vento forte
che non fa sentire il calore del sole, in lontananza, si Il sampan si è fermato alle grotte di Bai Chai, abbiamo camminato tra stalattiti e stalagmiti, poi ci siamo tuffati in mare. Tre ragazzi irlandesi ci hanno contaminato con la loro allegria e tra lazzi e scherzi è iniziato un festival di tuffi che ha avuto il suo apice, nel cercare di scambiare in volo un pallone da rugby prima di finire in acqua. Dopo il bagno ci siamo messi a scolare le birre della cambusa e le lattine di Tiger e Halida si sono vaporizzate in un battibaleno. Così, grazie alla bevanda al luppolo si era rotto il ghiaccio e si è istaurata unatmosfera goliardica e cameratesca. Per la notte ci siamo fermati in una laguna contornata da piccole isole: sembrava di stare al centro di un lago circondato da colline dalle strane forme. Il tramonto colore delloro e le meraviglie della notte mi hanno
lasciato a bocca aperta. Le stelle luccicavano e la via lattea sembrava unautostrada
di luce. Non cera la luna, ma le stelle erano così brillanti da illuminare il
paesaggio e ricordavano le notti invernali. Ogni volta che ci si tuffava, accadeva uno
strano fenomeno: grazie al fosforo contenuto nellacqua si aprivano degli squarci di
luce, poi a poco a poco tornava il buio. Inebetito per le tante birre sono riuscito a Alla mattina mi sono alzato di malavoglia, la cabina era calda e umida e per trovare un po di fresco sono salito sopra coperta. Sul ponte erano evidenti i segni della notte brava: scarpe, ciabatte, lattine di birra e pacchetti di sigarette erano disseminati ovunque. Oggi arriveremo a Cat Ba, lisola più grande dellarcipelago, fa parte del parco nazionale e non è per niente selvaggia. Anche qui è arrivata la civiltà, con ristorantini, alberghetti e internet cafè, tutto è artigianale e predomina il fai da te. La baia davanti a Cat Ba è occupata da un villaggio su palafitte e da case galleggianti. Gli abitanti non se la passano male, qualcuno ha la TV e nel ristretto atrio non è raro vedere un cane. Siamo stati a Dong Thien Long per visitare una grotta ricca di stalattiti
e stalagmiti. Per gioco, abbiamo iniziato ad utilizzare le concrezioni calcaree come se
fossero tamburi tribali. Producevano suoni diversissimi tra loro: si sentivano dei bong,
tic, stong e tak. Davanti allimbarcadero i venditori di frutta e bibite hanno
organizzato un mercatino. Quando arrivi, iniziano a sbracciarsi e a lanciare urla e
richiami per vendere qualche cosa. Come a Hà Nôi, la gente cerca di arrangiarsi e molti
negozi sono ricavati nei garage: questimprenditorialità primitiva, questa voglia di
emergere e di fare business mi colpisce sempre. Bastano una televisione, un video
registratore e due file di sedie per improvvisare un cinema, invece allesterno della
farmacia cera un cartello con scritto Banca: si cambiano dollari. Spesso
manca anche la corrente, alcuni negozi hanno il generatore, negli altri si conversa Nel pomeriggio siamo andati allisola delle scimmie e quando il caldo ha iniziato a diminuire, gli animali sono usciti dalla foresta. Prima si sono avvicinati ai rifiuti per sgranocchiare riso e bucce di frutta, poi si sono impossessati di un rotolo di carta igienica, mordicchiandolo e contendendoselo con furore. Le spiagge dellisola sono di sabbia finissima e la più bella è formata dalla polvere dei coralli bianchi frantumati. Ti sembra strano non vedere le isole staccate le une dalle altre, le vedi unite, è un pò come avere davanti delle catene collinari e se non ti dicessero che sono isole, non riusciresti a capirlo. La mattina successiva abbiamo ripreso il sampan che ci riporterà a Haipong, oggi ho la sensazione che le isole siano centinaia ed ho davanti agli occhi la baia che mimmaginavo. Alcune isole sono verdissime, con rocce calcaree a strapiombo sul mare e da tutte proviene un rumore assordante: il frinire delle cicale. Ci siamo fermati in una baia a fare il bagno, lacqua è calda e immobile. I francesi hanno detto Cest un soupe, gli spagnoli per non essere da meno, hanno replicato Es una sopa. Golfi e lagune sono percorsi da piccole barche da pesca e da grandi sampan di legno scuro, simili a vascelli spagnoli. Il nostro capitano canta una nenia triste, i compagni di viaggio dormono o prendono il sole e nellaria cè un sentore da ultimo giorno di scuola. A Haipong abbiamo preso un minibus verso Hà Nôi: alla periferia della città è iniziato il caos, con i soliti ingorghi causati dai motocicli e dalle rare macchine. Lao Cai Dopo avere salutato i membri del gruppo, mi sono
fatto portare alla B Train Station, da dove partono i treni per Alla mattina mi hanno risvegliato la luce che entrava dal finestrino e il ciabattare dei
ragazzini, che tentavano di vendere una tazza di caffè o di the. Il bus per Bac Ha
partirà a mezzogiorno e sono andato al confine con la Cina. La frontiera è oltre il
ponte sul Fiume Rosso e si vedono i casinò della città di Hekou. Cè un gran
brulicare di persone che trasportano le merci su carretti, biciclette e cyclo. Per le vie
di Lao Cai ci sono cartelli in vietnamita ed in cinese e ogni via è specializzata
nelloffrire determinate merci o attività. Al mercato la mia attenzione è stata
attratta dalle larve commestibili, dalla frutta e da strani ortaggi. Ho mangiato dim sum e
ho bevuto una spremuta ricavata dai chicchi di granoturco. Lao Cai mi piace, non è nulla
di speciale, ma si passa volentieri il tempo a guardare la vita di strada. In molti negozi
le TV sono sintonizzate sulle telenovele: fanno compagnia e sono una presenza
rassicurante, come un amico o un fratello maggiore. Mentre cammino Nellattesa del bus ho bevuto una bia hoi venduta nelle bottiglie di plastica da un litro della Coca Cola, accompagnandola con ban cun (ravioli ripieni di carne di maiale e funghi) e uova sode di quaglia, il sole picchia forte e si sta bene allombra del ventilatore a pale. Il bus è partito puntuale, il pavimento è formato da assi di legno e i sacchi e le valige sono ammassati ovunque, cè un silenzio irreale e tutti mi guardano con circospezione. Gli occupanti del bus sono di etnie diverse: alcuni hanno i tipici tratti vietnamiti, altri assomigliano ad indiani damerica e a cinesi. In un angolo alcune donne della tribù Hmong hanno abiti appariscenti: gran parte del vestito è ricamato con strisce oblique colorate e strette, indossano un foulard, grandi orecchini e collane dargento che ricordano i collari per cani.
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