Le rappresentazioni hanno un
sottofondo musicale e la musica cresce Alla mattina mi sono seduto in un bar a bere un cappuccino ghiacciato, il cafe sua-da. Non si zucchera, perché sul fondo del bicchiere cè un dito di latte condensato che non cancella il suo gusto deciso. E forte e amaro e possiede un aroma intenso ed inebriante. Con un po dimmaginazione si potrebbe scambiare il locale con un caffè parigino, affacciato su un boulevard della Ville Lumiere. Il garçon che serve è un tuttofare: non indossa la camicia bianca e il farfallino, ma labito di tutti i giorni. Mancano i tavolini in marmo e al posto delle auto Citroën e Renault ci sono biciclette e donne con i cappelli conici. Per le strade passano i venditori di giornali e di baguettes con i filoni croccanti ancora caldi e paste dolci gommose ed indigeste. Mi chiedo cosa provino i tanti turisti francesi che affollano Hà Nôi e se Sono poi stato al Museo della Rivoluzione (Bao tang Cach
Mang), si trova davanti alla Torre della Bandiera (Cot Cò) ed è lultima
testimonianza delle fortificazioni distrutte dai francesi alla fine del diciannovesimo
secolo. Ogni sala del museo è imperniata su un fervido nazionalismo nel ricordo delle
epiche vittorie contro francesi e americani: i nemici (ennemi enemy) e i fantocci
(militien fantoche disguise). Cè una sala dedicata a Mai Thi Bui, la madre
di quattro figli uccisi in battaglia, è un simbolo, una specie di milite ignoto al
femminile, un tributo nei confronti delle madri che hanno perso i figli in guerra.
Leggiadre guide in Ao dai mostrano il museo a gruppi di reduci. Parlano in
gracchianti megafoni, il timbro metallico della voce e le sale buie e polverose
ingigantiscono la sensazione di un passato non ancora lontano. A mezzogiorno i ristorantini sono invasi dagli impiegati in
pausa pranzo ed è bello osservare questo rito collettivo che si consuma sotto i viali
ombrosi. Laria è calda e immobile e nei locali allaperto enormi ventilatori
mescolano laria e asciugano i vestiti. Ai tavolini delle birrerie invece siedono
solo uomini, hanno i calzoni tirati su fino al polpaccio, indossano pesanti occhiali con
lenti scure e ricordano i protagonisti di vecchi film sulla mafia cinese. Dopo avere
bevuto una spremute fatta con la canna da zucchero, mi sono fatto portare al museo
dellaviazione (Bao Tang Khong Quan). Sono esposti elicotteri, aerei da guerra e da
ricognizione di fabbricazione russa, utilizzati dalle forze vietnamite del Nord e alcuni
mezzi aerei catturati agli americani. Ci sono le foto dei piloti del Vietnam del Nord e il
nome di battesimo è sempre preceduto dalla parola eroe. Non mancano caschi, armi,
munizioni e radar, insomma è esposto tutto ciò che ha come tema gli aerei e
laviazione. Cè anche un MIG e con una scala si può entrare
nellabitacolo, sedersi ai comandi e farsi scattare una foto. Per un attimo, Ci sono una moltitudine di negozi che vendono piatti, ciotole, lacche, scatole in bamboo ed in midollino, sono belli e mi piacciono tutti. Per ottenere il midollino occorre mettere in ammollo il bamboo, tagliarlo a listelli, arrotolarlo e incollarlo con olio naturale. Per la laccatura invece, lo si ricopre con una vernice trasparente rossa: lolio danacardi. In questi giorni ho comprato qualche cosa, ma giorno dopo giorno, gli acquisti hanno raggiunto un ingombro bestiale e sarò costretto a spedire tutto per posta. Entravo ed uscivo nei negozi che fondamentalmente, vendono le stesse cose e giravo come una trottola senza acquistare nulla. Facevo su e giù per le vie, ipnotizzato dalla confusione, dalla disposizione delle merci e dalla luce che varia nelle diverse ore della giornata. Dopo qualche acquisto, nauseato dalle lacche e dal bamboo, sono tornato al Camellia II. Per strada ho mangiato una ciotola di pho e involtini primavera serviti con una salsa agrodolce, foglie di lattuga e menta. La mattina successiva, sono andato alla sede centrale delle poste e ho riempito uno scatolone con laiuto di un inserviente: sembrava di costruire un puzzle e non era semplice farci entrare tutto. Alcuni oggetti come i vassoi, erano spigolosi e fragili. Ho spedito il pacco per nave, il mezzo di trasporto più economico per i miei tredici chili dacquisti. Tempo previsto per larrivo in Italia: dai due ai tre mesi. In una pasticceria che si affaccia sul lago Hoan Kiem, ho fatto colazione con dolci e caffè. Mi hanno portato un bricco dal quale scendevano gocce di caffè filtrato. Il caffè lho gustato amaro, per conservare più a lungo il sapore forte e deciso. Il dolce al cioccolato invece, era sublime, si sentiva il gusto del cacao che ti stordiva e arrivava al cervello: non ero più abituato a sapori così dolci e sono finito in uno stato sublimale da overdose da cacao. Con in bocca un sapore più dolce della frutta
candita ho visitato un centro commerciale specializzato in abbigliamento e scarpe. I nomi
delle marche ricordano lItalia e la Francia, ma la fattura è scadente e i modelli
retrò. Le persone vengono per fare quattro passi o per ritemprarsi con laria
condizionata, ma quando escono devono vedersela con le vampate daria calda che ti
avvolgono Ho poi deciso di raggiungere la prigione di Hoa La che fu costruita dai francesi nel 1896 e che dal 1964 al 1973 fu utilizzata per ospitare i piloti degli aerei americani abbattuti. I Pow americani (prisoner of war) detenuti qui durante la guerra di liberazione la soprannominarono Hà Nôi Hilton. Sulla mappa della città avevo individuato lOpera Hilton, ma questo era lHotel della famosa catena alberghiera, così ho fatto fatica per raggiungere la meta. Ho visitato il braccio della morte con celle piccole ed anguste, lultima dimora dei prigionieri, prima di essere ghigliottinati sotto la dominazione francese. Il linguaggio delle didascalie è crudo, si parla di draconian custody regime o di régime drastique de detention. Ci sono le foto che documentano il trattamento dei piloti americani detenuti: sembrano in vacanza e hanno cibo e vestiti in abbondanza. Potevano incontrare i giornalisti del Vietnam del Nord e andare alle funzioni religiose, questo per dimostrare la disparità di trattamento tra i metodi degli invasori e quelli dei vietnamiti. Fa un caldo disumano, oltre ad un kiem (gelato), ho mangiato anche i pezzi di ghiaccio della Bia Hoi. La tappa seguente è stata al Museo delle donne (Bao tang phu nu Viet Nam), dedicato
al ruolo della donna nella società vietnamita: le tematiche riguardano la donna e il
lavoro, la famiglia, lo sport, il progresso e suo contributo nella lotta contro gli
invasori. La parte più interessante è stata lesposizione degli abiti tradizionali
delle diverse etnie. Alluscita, mi sono fermato a guardare oltre il cancello di una
scuola: i grandi cortili sembrano formicai, con centinaia di bambini che urlano, saltano,
giocano, ridono e si rincorrono, è un gran spettacolo e non puoi non fermarti a Allora del tramonto le coppiette tubano sulle panchine del lago Hoan Kiem, gli innamorati affittano barche a remi o stanno abbracciati sulle moto parcheggiate allombra dei giardinetti. Le ragazze vietnamite sono snelle, possiedono bei lineamenti minuti e difficilmente superano il metro e settanta daltezza. Pur non avendo grandi disponibilità economiche, cercano di vestirsi con femminilità ed amano scarpe sottili ed eleganti, non si truccano ed i lunghi capelli neri sembrano di seta. Hanno una curiosa ossessione per il sole e non desiderano abbronzarsi, così, in sella a moto o biciclette, indossano il cappello conico, lunghi guanti di colore beige che coprono le braccia e un foulard attorno al volto.
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