Matho Gompa Alla mattina, non ho mancato lappuntamento Dopo la fine della Puja, il monaco portiere, che aveva alla cintola un pesante mazzo di chiavi, mi ha introdotto nelle più nascoste stanze del Gompa. Ho visitato il piccolo museo dove cera uno yak impagliato, lantica libreria, Thangka vecchi di oltre seicento anni, maschere lignee e sciabole utilizzate nelle danze rituali. Mi sono poi incamminato verso il monastero di Stakna, si vede in lontananza e dista cinque chilometri. Ho attraversato un deserto di pietre percorso da torrenti, che sembrava non dovesse mai finire. Le scarpe continuavano ad affondare nel fango e mi fermavo per immergere il cappello nellacqua fresca. Il sole era allo zenit, la vista abbracciava sia le montagne che i Gompa di Tikse, Matho e Stakna. Stakna Debilitato per il caldo, ho trovato una scuola e ho chiesto di entrare sia per
visitarla che per avere un po dombra. Cerano una ventina di bambini che
mi guardavano con meraviglia e curiosità e continuavano Dopo aver attraversato un ponte sullIndo, ho preso un minibus per Leh, davanti ad una fetta di torta della German Bakery ho scritto e affrancato le cartoline. In India laffrancatura dei francobolli è una lotta persa in partenza, questi quadratini, oltre ad avere un retrogusto terribile non si attaccano mai, così si continua a leccare la parte gommata fino a quando la poca colla si esaurisce. Ne ho chiesta un po al cameriere, è tornato con un cucchiaio la cui punta nera intrisa e ho terminato loperazione. Tornato allOriental Guest House ho rifatto lo zaino e dopo un piatto di riso e vegetali sono andato a dormire. Domani andrò a Lamayuru e il bus partirà allalba: Lamayuru si trova sulla strada per Srinagar, ospita uno dei Gompa più famosi e spettacolari del Ladakh, costruito su uno sperone roccioso, con attorno montagne che cambiano continuamente colore. Lamayuru Alle quattro del mattino era ancora buio pesto, mi sono incamminato verso la stazione dei
bus ed ho incontrato una ronda di soldati e un gruppo di cani che annusavano tutto quello
che trovavano per terra. Sul tetto del bus, i passeggeri sistemavano lentamente le loro
cose. Seduto accanto La strada verso Lamayuru è proprio bella: dove scorre lIndo (che ha un colore caffelatte) è come se la valle fosse percorsa da una autostrada verde formata da pioppi e da alberi dalbicocco, invece quando si abbandona il fiume ci sono montagne grigie e rosse, il cielo è di un blu incredibile. Ci siamo fermati a Kalsi per uno spuntino: cera il solito riso con vegetali, fra i quali, come in una mitica creazione di Fabergè troneggiava un uovo sodo. Risaliti sul bus abbiamo aggredito i primi tornanti del passo Fatu La (4.147 metri), spesso ci si ferma per i lavori di manutenzione alla strada ed i mezzi incolonnati fanno grandi sgasate per tenere il motore su di giri e non farlo spegnere. Dopo sei ore di viaggio e 124 chilometri
percorsi, ecco Lamayuru, il posto più a nord del viaggio, definito così dalla L.P.:
Its the location that makes it special. Ho celebrato larrivo con
due tazze di chai: sono contento, commosso ed
orgoglioso di essere arrivato qua, ma soprattutto di esserci arrivato con i miei mezzi,
dopo giorni di bus giocattolo, di pranzi saltati e di spuntini a base di riso
e dhal, di chai,
dalberghetti senza luce con le lenzuola sporche, di docce gelate e di continui
risvegli allalba, ma molto più contento ed appagato del gruppo di turisti francesi
seduti al mio fianco, Ho preso alloggio al dormitorio del monastero: i monaci stavano preparando piccole palle di tsampa per la Puja, uno mi ha invitato nella sua cella, dove mi ha offerto albicocche secche dure come cemento, ho ricambiato con quelle fresche acquistate stamattina a Kalsi. Richiamato dal suono di una campana, sono andato a vedere da dove provenivano i rintocchi: erano quelli della cucina del Gompa che annunciava il pranzo. Mentre osservavo i monaci che arrivavano alla spicciolata, sono stato invitato ad unirmi a loro e naturalmente ho accettato. Tutti mangiavano rumorosamente con grande appetito ed il rutto era libero. Ho
passato il pomeriggio nel salire e nello scendere sulle alture che sovrastano Lamayuru per
godermi la vista del Gompa, poi ho assistito
alla Puja serale. Come a scuola, i monaci seduti
nelle prime file prestano attenzione, quelli più arretrati sembra che pensino ad altro, i
novizi invece continuano a colmare le tazze con tè al burro. I monaci hanno iniziato ad
intonare ripetutamente gli Om ed il Mantra Om mani padme hum, ora
finalmente sento recitare questi versi e non li vedo solo scolpiti sui mani, cioè sulle pietre, che da giorni incontro in
prossimità dei Gompa. Dopo Dopo la preghiera mattutina delle sei, cui ha anche assistito un cane, che scorrazzava allegramente fra le gambe dei monaci, ho abbandonato Lamayuru, un posto dove tutti hanno sempre avuto un sorriso per me, mi hanno fatto da guida e mi hanno invitato alla loro mensa senza chiedere nulla in cambio. Mi sono incamminato verso la strada principale per trovare un passaggio per Likir. Mentre risalivo per il sentiero, sentivo i rumori della civiltà, i clacson contrastavano con il suono delle campanelle usate stamattina nella Puja. In lontananza si sentiva prima flebile, poi sempre più forte il rantolo degli automezzi provenienti dal passo Fatu La. Con la mente, cercavo di immaginare quale mezzo sbucasse da dietro la curva: pensavo alla possibilità di avere un passaggio. Dapprima ne ho chiesto uno ad una delle autobotti provenienti da Srinagar che in due giorni arrivano a Leh, questo è lunico modo per fare arrivare la benzina in Ladakh. Poiché non ho avuto fortuna con lautostop, ho preso un autobus proveniente da Kargil. Il tempo è nuvolo e cade qualche goccia di pioggia, le montagne sono tristi,
grigie e anonime. Dal finestrino del bus, si vede la strada fino al fondovalle, assomiglia
ad una pista di biglie costruita nella sabbia. Ha iniziato a piovere seriamente e un
indiano tutto contento mi ha detto: First time to rainning in Kasmir!. Non è
il massimo, se piove, potrebbero chiudere la strada per Manali ed io Likir A piedi abbiamo raggiunto Likir e ci siamo accasati alla Norboo Guest House, definita così dalla L.P.: Hospitable and pleasant, whit a large, authentic Ladakhi kitchen!. La cucina della Guest House è caratteristica, al centro cè lantica stufa con le stoviglie che occupano unintera parete del locale. Gli ospiti sono tutti qua, è rilassante stare seduti con il gatto tigrato, accovacciato fra le gambe conserte che non ti permette di scrivere, mentre fuori piove ed il tempo passa lentamente. Nel pomeriggio ho camminato per le strette stradine del villaggio. Sono in un posto sperduto: attorno cè solo qualche casa, i campi dorati dorzo, ruscelli e montagne con una spruzzata di neve fresca. Verso sera il cielo si è aperto ed a poco a poco, grazie ad un vento poderoso, ampi squarci di cielo si sono conquistati a viva forza la loro fetta di blu, il sole ha fatto capolino ed i campi di tsampa risplendevano di un colore giallo carico. |
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