La sera siamo andati a vedere uno spettacolo
folcloristico: nello spiazzo del paese cera un Dee, Hawkins ed io siamo andati a dormire
vestiti, ormai mi sto lasciando andare: Ki Gompa Con la pancia piena ho iniziato a camminare in direzione del Ki
Gompa, mi aspettano quattordici chilometri di strada, per passare dai 3.600 metri di Kaza
ai 4.116 metri del monastero: la giornata è limpida con un cielo blu che più blu non si
può e con le nuvole bianche che si rincorrono nel cielo, non potrei chiedere di più!
Cè un solo autobus il giorno diretto al Ki Gompa che parte da Kaza e prosegue per
Kibber, un paese arroccato ai 4.270 metri daltezza. Ho incontrato una capra che
belando mi ha seguito per un po, poi dopo tre ore di cammino sono arrivato ai piedi
del Gompa e sono entrato in una locanda per bere
un chai. Da qui lo vedo Alcuni monaci suonavano le lunghe trombe tibetane,
altri rappezzavano i cappelli gialli da cerimonia (simili a quelli degli ambasciatori)
perché domani verrà in visita un Lama: ho
iniziato a familiarizzare con i monaci, è stato un bel momento con una ventina di loro
che mi osservavano con curiosità. Ero assetato, mi hanno offerto del chai, un monaco è tornato non con una tazza, ma
con una gran teiera. Non facevo nemmeno in tempo a terminare di bere che lui me la
riempiva nuovamente: non penso di avere mai amato il tè come oggi. Era un continuo
guardare i monaci e un continuo ridere assieme, cerano facce di tutti i tipi, monaci
con facce carismatiche e monaci dallaspetto più semplice, li osservavo con
curiosità e loro mi guardavano nello stesso modo, nei loro occhi cera una luce
particolare ed era come se leggessero nellanima. Mi hanno offerto da mangiare,
cerano riso e tsampa, ho scelto lo Nel pomeriggio ho preso il bus proveniente da Kaza e sono andato a Kibber, un paese definito come il centro abitato più alto al Mondo. Sono salito sul tetto del bus e per stare più comodo stavo allinterno della ruota di scorta. Allandata ero solo, in compagnia delle montagne e dei picchi innevati sempre più vicini. A Kibber la gente diretta a Kaza per il festival ha preso dassalto il bus, ben presto non cera più posto nemmeno per uno spillo. Negli occhi dei locali cera unallegria contagiosa, il viaggio di ritorno è trascorso fra canti e continui saluti a coloro che lavoravano nei campi: come in un rewind ho visto il percorso fatto stamattina e lho apprezzato ancora di più. Sono tornato alla mia casa, la tipica abitazione tibetana con le finestre squadrate che per forma somiglia ad un cubo. Ero impolverato, cotto dal sole e stanco, ma felice per la giornata appena conclusa. Dopo avere visto le bellissime ed emozionanti foto che Hawkins aveva
fatto alla gente dello Spiti, Dopo cena è arrivato il momento del commiato, domani mi sveglierò presto perché il bus partirà alle quattro di mattina. Mi dispiace abbandonare questa valle, questa famiglia, Dee e Hawkins, ma il mio viaggio deve continuare. La giornata doggi mi ha ripagato della fatica, delle piccole disavventure e del tempo nuvoloso dei giorni passati, che rende anonima questa valle, esaltata dal sole e dai cieli blu. Adesso mi sento carico come una pila al litio, sicuramente non avrò visto tutto quello che riescono a vedere coloro che arrivano fino a qui con le jeep a noleggio, ma lincontro con i monaci del Ki Gompa e il viaggio sul tetto del bus verso Kibber sono emozioni che non si dimenticano facilmente. Mi sono svegliato alle tre di notte per paura di perdere il bus, non avevo quasi chiuso occhio ed ero andato a dormire vestito. Avevo già preparato lo zaino e per risparmiare tempo non avevo usato il sacco a pelo, ma le coperte trovate nella stanza, ad ogni prurito pensavo ai pidocchi od alla scabbia. Armato di torcia
elettrica sono partito verso la stazione dei bus, per le strade cè solo qualche
cane che abbaia alla luna. A questora Kaza ha un aspetto insolito, non cè il
brulicare di gente e il brusio continuo che si protraeva fino a tarda notte, tipico dei
giorni di festa. Dopo un quarto dora di cammino, sotto un cielo stellato
dalgida lucentezza, sono arrivato alla biglietteria. I tanti bus sembrano
dinosauri addormentati, ci sono viaggiatori e persone infagottate nelle
coperte che dormono La valle, vista dal finestrino è molto stretta e regala panorami mozzafiato: la neve, i ghiacciai e i picchi innevati sono vicinissimi. Ci sono molti yak, animali grandi e maestosi simili ai bisonti che si trovano solo a queste altezze: una mandria pascolava tranquillamente davanti al bus, è stata unimpresa farla spostare. Dopo numerosi colpi di clacson, gli yak hanno iniziato a correre come cavalli imbizzarriti nel pieno della giovinezza, disperdendosi ai bordi della strada. Ci siamo fermati al passo Kunzum La (4.551 metri), la vista spazia su tre vette dalle quali scendono ampie colate di ghiaccio, ogni veicolo deve fare un giro, un Parikrama attorno al tempio, per ricevere la benedizione degli Dei. La strada per Manali e una pista, non esiste asfalto ed ogni tanto si passa fra muri di neve alti più di cinque metri. Dopo un pranzo a base di riso e dhal abbiamo raggiunto la vetta del passo Rothang (3.978 metri) avvolta dalle nubi, poi il tempo si è guastato ed è iniziata a cadere una fastidiosa pioggerellina.
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