Tabo Dopo due ore e mezzo
di bus sono arrivato a Tabo: il suo Gompa
(monastero), costruito nel
Mi sono svegliato allalba, per assistere alla Puja (la preghiera mattutina) dei monaci appartenenti alla setta dei Berretti Gialli. Ieri il monaco albergatore mi aveva detto che lindomani avrebbero suonato il gong per chiamare tutti a raccolta. Con puntualità poco svizzera, il gong è suonato in ritardo ed il primo ad arrivare sono stato io con la mia nuova coppia damici: Dee ed Hawkins, una canadese e un australiano. Verso le sei del mattino un monaco ha aperto la porta del tempio e a poco a poco i monaci sono arrivati alla spicciolata: tutti si sono seduti a gambe conserte, disponendosi per due file parallele rispetto allaltare dove cè un grande Thangka (unimmagine sacra dipinta su cotone) ed una foto del Dalai Lama. Il monaco che dirige la funzione è seduto su uno scranno e da lì, domina i monaci seduti al livello del pavimento. Quando sono iniziate le preghiere, i monaci facevano dondolare il capo e con voce grave recitavano una preghiera, che per il ritmo cantilenante, ricordava il nostro Rosario. Per pregare utilizzavano un libro tibetano formato da tanti rettangoli di carta i cui fogli non erano rilegati, ma impilati uno sullaltro. Alla fine della preghiera, il libro è stato avvolto in un panno di seta. Il salmodiare è accompagnato da suoni di campane, piatti, trombe e tamburi. Un monaco cuciniere con un gran bricco colmo di chai fumante riempie le ciotole dei monaci, ne ha portata una anche una a me. Osservo la Puja,
seduto a gambe conserte su un soffice tappeto tibetano, mentre bevo il tè. Cè un Sono sceso a fare colazione al ristorantino del monastero, ho inaugurato il
primo dei due barattoli di Nutella che mi ero portato dallItalia,
spalmando la crema di nocciola sul pane tibetano (una tonda focaccia senza sale). Nella
cucina, un ragazzo occidentale con i capelli acconciati come Bob Marley sta preparando la
pasta per i noodles, viene tirata e
tagliata in strisce lunghe e sottili, una ragazza canadese invece, sta sbucciando alcune
teste daglio. Dopo avere fatto colazione con Dee ed Hawkins ho visitato i nove
templi che costituiscono il complesso monastico. Sono entrato in quello principale e ho
aspettato che i visitatori se nandassero, sono così riuscito a trovarmi solo al suo
interno, ad avere il tempio solo per me. Latmosfera è magica,
lunico rumore è quello della pioggia, il tempio è avvolto in una semioscurità
quasi totale ed entra un po di luce da un buco nel soffitto, alle pareti ci sono Thangka e Ho pranzato con dei grandi ravioli, i momo, un tipico piatto tibetano, sono ripieni di verdure ma sono insipidi. Per insaporirli, ho utilizzato la salsa allaglio preparata stamattina dalla ragazza canadese ed unaltra al peperoncino. Nel pomeriggio sono andato alla scuola del monastero: i maestri giocavano con una specie di biliardo, ma al posto delle palle cerano le pedine della dama. Bisognava infilarle nelle buche laterali, utilizzando la punta delle dita, gli scolari invece, giocavano a biglie fra le pozzanghere. Sono poi salito alle grotte che si trovano su un fianco della montagna che domina la valle, le ho trovate poco interessanti, purtroppo quelle affrescate erano sbarrate da porte chiuse con grandi lucchetti. Il tempo è nuvolo ed il sole esce e si nasconde continuamente, è un peccato, perché questa luce neutra non esalta il verde della valle ed i colori delle montagne, non mostra sfumature e asprezze, così il paesaggio risulta piatto. Con il sole, la valle si trasformerebbe e farebbe mutare anche il mio umore che è altalenante, sia per il tempo atmosferico che per la prosecuzione del viaggio. Sono indeciso se rimanere in queste valli dellHimachal Pradesh o se
proseguire verso il Ladakh. Ho cenato con Enrick, uno scandinavo conosciuto a Nako. Forte
della mia padronanza con Ho rifatto lo zaino e sono andato alla fermata del bus nellattesa di
una coincidenza per Kaza, alla fermata cè grandeccitazione e confusione:
tanta gente con valige, ortaggi e suppellettili, tutti vanno a Kaza perché cè un
festa. Aspettando il bus, alcune donne cantano una canzone ad un bimbo di pochi mesi ed
usano come tamburo una tanica vuota. Verso mezzogiorno è arrivata una corriera, era
talmente piena che non si è nemmeno fermata, i passeggeri sorridevano e ci facevano
ciao ciao con la mano. Gli abitanti, con il sorriso sulle labbra, sono tornati
alle loro case, io sono rimasto alla fermata deciso a trovare un passaggio. Kaza Dopo unora e mezza di viaggio siamo arrivati a Kaza, è stato un problema trovare un tetto per la notte perché a causa della festa, tutte le Guest House e gli alberghetti erano pieni. Dopo avere imparato la frase Camera yota che in boothi (la lingua locale, parlata sia qui che in Ladakh) significa Hai una camera per me, con Dee e Hawkins ho trovato una sistemazione presso una famiglia del posto. Nel pomeriggio abbiamo camminato per Kaza che in occasione della festa, era diventata un enorme bazar. Fra le bancarelle abbiamo fatto piccoli assaggi: albicocche piccole come noci, samosa, dolci dagli strani sapori e pop corn. Oggi ho deciso di proseguire il mio viaggio per il Ladakh, per rendere assoluta la decisione sono andato alla stazione dei bus per acquistare il biglietto, ma ho solo ottenuto un pezzo di carta da quaderno sul quale cera scritto che avevo prenotato un sedile sul bus di dopodomani. Mi dispiace lasciare queste valli, ma ho voglia di passi innevati oltre i 4.000 metri, di cieli perennemente blu e di Gompa tibetani. Tornato a casa ho trovato Dee e Hawkins in cucina intenti a pulire le verdure: cornetti, pomodori e cetrioli, tutto il necessario per uninsalata alloccidentale. Seduti a tavola a gambe conserte, con la famiglia che ci ospita, abbiamo mangiato attorno alla stufa, poi è arrivata altra gente che si è aggiunta a noi. Il menu comprendeva zuppa di patate con piselli, riso, insalata e uno yogurt molto forte, simile ad un formaggio caprino, da bere acqua.
|
Glossario 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 | Diari Index