Alla mattina ho fatto colazione con noodles fritti, poi ho costeggiato Nel pomeriggio sono tornato a Jinghong e ho raggiunto il villaggio di Menghun, perché domani si tiene il mercato della domenica. Il paesaggio è nuovamente cambiato, la valle costeggiava un fiume che per limpeto delle acque faceva concorrenza al Mekong. Grosse chiatte in bamboo, dotate di potenti e rumorosi motori pescavano la sabbia dal fondo del fiume. La vegetazione era rigogliosa e la stretta strada in salita era intasata da minibus, trattori e camioncini. In queste valli si coltiva in altezza: oltre al caucciù e ai terrazzamenti di riso, si vedono le coltivazioni selvagge di the, ossia quelle disposte qua e là senza un ordine preciso. Le varietà prodotte nella regione superano la trentina e si coltiva il famoso The Imperiale, bevuto dagli imperatori della dinastia Quing e il Pu-erh coltivato dalle minoranze Dai da più di 1.700 anni. In ogni città ci sono negozi specializzati: il più venduto è quello nero, il più curioso è quello compresso in grandi pani neri che lo fa assomigliare allo sterco delle mucche. Non mancano quello verde, quello al gelsomino, tisane a base di bocciolo di rosa e fette di limone, solo per fare qualche esempio. Menghun Lasciata Menghai, siamo arrivati a Menghun, una città di frontiera con le strade
di terra, poche abitazioni in cemento e molte in mattoni di paglia e fango. Ho dormito al
White Tower Hotel, un posto fatiscente dal nome pomposo. La reception dellHotel era
una Di buon
mattino mi sono avviato verso il mercato che si tiene in un gran capannone. Le donne
vestivano con abiti sgargianti appartenenti alle diverse etnie: alcune avevano una giubba
scura con in testa un asciugamano, una specie di turbante che ricordava i saraceni, altre,
vestite di nero, indossavano eleganti cappelli che le facevano assomigliare a cortigiane
del rinascimento italiano. Altre ancora portavano sulle spalle un cesto: era unito alle
spalle da un basto che ricordava quello che si mette agli asini. Le rappresentanti della
tribù Lahu indossavano vestiti scuri, abbelliti da motivi geometrici colorati e bizzarri
cappelli ricoperti di perline, collanine, monete e borchie argentate. Infine cerano
le giovani donne in cerca di marito, vestite con abiti sgargianti dai colori accesi. Erano
truccatissime e tra un ammiccamento e una risatina, si spostavano in gruppo, soffermandosi
tra i banchi dei vestiti e dei prodotti di bellezza. Era singolare vedere tanta grazia e
femminilità in un posto simile, tra donne con le facce incartapecorite, mondine A mezzogiorno sono andato a Daluo, lungo il confine Birmano. Per cinquanta chilometri ho visto il più bel paesaggio dello Xishuangbanna: si susseguivano pianure coltivate a riso e campi terrazzati, talmente perfetti da sembrare finti e villaggi rurali attorniati dalle colline ricoperte dalberi di caucciù. Sono andato a vedere lalbero che guarda la foresta, un baiano gigante che copre unarea di centoventi metri quadrati. Di là dal confine, unenorme pagoda brillava sotto il sole, qui sono stato assalito dai venditori birmani che proponevano giada, pietre preziose, sigari e banconote. Ho camminato tra le case con i tetti a pagoda, fino ad arrivare alle risaie, percorrendo le rive che delimitano i terrazzamenti. Dal terreno saliva un caldo umido e si sudava copiosamente, però il paesaggio e la vegetazione tropicale erano talmente belli da farti dimenticare tutto. Alcuni ragazzi con una fionda, miravano ad un alveare dapi che si trovava in cima ad un albero. Volevano fare cadere il favo che conteneva il miele selvatico, poiché dalla vendita si poteva ottenere un discreto guadagno. La mira era imperfetta e anchio ho provato a fare qualche tiro, poi un ragazzo ha tentato di arrampicarsi sullalbero, quando le api hanno iniziato a spazientirsi, ho salutato gli improvvisati cacciatori di miele. Menghai In minibus sono andato a Menghai e ho pernottato in
un hotel dal nome impronunciabile, il Wen Xun Chu. La cena con verdure e riso fritto è
stata abbondante, mi sono sorpreso quando hanno portato il gelato mentre mangiavo il riso,
un diversivo gradito da tutti gli avventori, tranne che dal sottoscritto. Lindomani
sono andato a Jingzhen, un villaggio a quattordici chilometri da qui, noto per il
Padiglione ottagonale, una pagoda costruita nel 1701 e danneggiata durante la
Rivoluzione Culturale. I nuovi affreschi riportano una strana scena in cui il Buddha
sconfigge lesercito di Mao. Lesterno del tempio è in muratura, linterno
in legno invece, è spoglio e in condizioni precarie, come la maggior parte dei templi
visitati fino ad oggi. Piccoli monaci vestiti darancione oziano e si aggirano
stancamente tra gli edifici senza combinare nulla, alcuni giocano, fanno la doccia o
guardano la televisione. A Mengzhe ho visitato altri due templi, qui i contadini, muniti
di rudimentali rastrelli di legno, spargono il riso sullasfalto per farlo seccare
più
Xiding A Xiding ho trovato alloggio in un albergo simile al White Tower Hotel: per lavarsi cera una stanza con bidoni colmi dacqua stagnante e per prenderla, si utilizzava un mestolo in bamboo. I bagni invece, erano in comune con gli abitanti del paese, ma dopo lincontro con un grosso topo nero, ho preferito prendere la via dei campi. In Cina i bagni pubblici sono casupole in cemento o in mattoni di fango con allinterno le turche dove ci si accuccia. Una variante è quella formata da tanti box, sotto i quali vedi scorrere un canale, una monorotaia nella quale finiscono i rifiuti organici. Ti può capitare di vedere la produzione del vicino ed avere per sottofondo i suoi rumori intestinali. Allora del tramonto mi sono incamminato per i sentieri che portavano alle colline coltivate a the. La vista spaziava sulla vallata, sulla pianura dal colore dei campi di riso e sulle montagne. La cena si è fatta attendere a lungo, perché nellunico ristorantino di Xiding, cera un banchetto organizzato per un gruppo di militari dellEsercito della Repubblica Popolare Cinese. I camerieri erano impegnati a soddisfare i loro desideri culinari e per oltre unora, non mi hanno degnato nemmeno di uno sguardo. Dalle cucine uscivano piatti appetitosi, così ero costretto a guardare le pietanze che mi scorrevano sotto gli occhi. Ho ingannato lattesa sgranocchiando semi di zucca e di girasole. In sostanza, ho fatto un aperitivo da volatili! Lattesa non è stata vana perché sono arrivati riso fritto, funghi porcini e verdure arrostite. Di notte, sentivo il grugnire dei maiali e le urla di
un gruppo duomini che volevano entrare nella stanza accanto, occupata da fanciulle
che non erano per niente intenzionate ad aprire la porta. Ero venuto a Xiding per vedere Il primo bus per Menghai sarà a mezzogiorno, così mi sono dovuto rassegnare ad aspettare. Lattesa è stata lunga e noiosa, intervallata dagli sputi e dai raschiamenti di gola dei cinesi che mangiavano zuppe brodose e fumanti. Una scrofa faceva su e giù per le vie del paese, somigliava ad un rinoceronte e la immaginavo essere la mascotte del posto. Ho fatto lautostop, ma nessuno mi ha dato un passaggio, i guidatori degli automezzi che cercavo di fermare, facevano una specie di saluto, tipo un ciao con la mano destra e dicevano mei you, mei you (no, no!). Esasperato da questattesa, mi sono messo ad elencare alcuni aspetti, che ritrovo quotidianamente nelluomo cinese. Ama mangiare zuppe fumanti a tutte le ore della giornata, che insaporisce con aglio e peperoncino. Non disdegna una miriade di pietanze e sembra insaziabile. Ama sputacchiare sonoramente ovunque si trovi: predilige la strada, il bus e la tavola. Tali esercizi sputatori sono seguiti da numerosi raschiamenti di gola che ricordano i gargarismi. Ama il risucchio ed il gorgheggio. Il massimo, lottiene quando mangia zuppe e minestre. Talvolta è silenzioso come un gattino che beve il latte dalla ciotola, talvolta cerca di imitare il suono del tuono. Cè il risucchio flautato e quello prorompente, quello lento e prolungato. Ama insinuarsi ovunque ci sia una fila: alla biglietteria ti passa davanti con noncurante indifferenza, ti fa salire la rabbia in corpo e vorresti schiacciarlo come una mosca fastidiosa. Ama dare risposte ambigue o non darle per niente. Quando vede che ti avvicini si spaventa e cerca di sfuggire al tuo sguardo, se persisti, ti guarda storto dicendo mei you, mei you. Ama urlare al telefono cellulare, forse perché non ha capito che è un portatile. Pianure e colline sono disseminate dai ripetitori e in ogni paese cè almeno un negozio della rete doperatori locali: China Telecom, China Mobile, China Unicom. Sembra che la politica intrapresa sia di evitare le postazioni fisse nelle abitazioni: anche qui il cellulare è una conquista di massa. Ama indossare calzini bianchi o trasparenti unisex. Il calzino corto è un must, amato da uomini e donne. Luomo, per mostrarli meglio, alza i calzoni fin sopra il polpaccio. Se deve sopportare lunghe attese può iniziare a giocare con le calzature, tenendone una giocosamente in mano, mentre si gratta lalluce. Ama i giochi dazzardo: il majong, la dama cinese, le carte, insomma qualsiasi gioco dove si possa puntare del denaro. Ama i bagagli: affronta il volo aereo carico come un mulo, con valigie, pacchetti e pacchettini. Trasporta ogni ben di Dio: dalla frutta, ai souvenir, ai piccoli elettrodomestici. Allimbarco possiede lo scatto del centometrista e preme per salire per primo, ignorando che i posti sono assegnati. Al momento dellatterraggio, scatta come una molla, si avventa sulle proprie cose e occupa i corridoi duscita, restando poi stoicamente in piedi, nellattesa dello sbarco.
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