Phnom Rung e Muang Tam Per la mattina seguente, la proprietaria Sceso dalla moto, mi sono trovato davanti ad
un viale lungo 160 metri, contornato da 67 colonne di pietra che simbolizzano fiori di
loto, poi, ho affrontato la scalinata che porta al tempio. Colpisce la ripidezza dei
gradini che accomuna molti monumenti Khmer e la perfetta conservazione delle tre terrazze
con i naga a cinque teste (una prima della scalinata, la seconda allentrata del
tempio e lultima allingresso del santuario centrale). La conservazione del
tempio sembra buona, il recinto principale, di forma quadrata, presenta quattro gopura e
molti corridoi La tappa successiva è stata a Muang Tam, il nome significa città bassa perché il tempio fu costruito ai piedi di Phnom Rung. Il luogo, dedicato a Shiva, è ben conservato, fu eretto tra la fine del X° e lXI° secolo nello stile Baphuom ed ha una forma quadrata con un gopura su ogni lato. Mi hanno colpito quattro bacini dacqua a forma di elle allinterno del tempio (nella simbologia Khmer, rappresentano i quattro oceani che circondano il monte Meru) e le porte daccesso ai bacini con le balaustre contornate da naga. Non avevo mai visto nulla di simile, Muang Tam è lunico monumento che presenta questa peculiarità. Poco distante cè il Kuti Rishi Ban Khok Mueang, un ospedale, costruito davanti al baray (bacino dacqua), oggi rimane solo la cappella, una struttura grezza in laterite. Ospedali e posti di ristoro non erano infrequenti lungo le strade Khmer, nella Thailandia del Nord ne sono stati scoperti 102. Un camionista mi ha dato un passaggio per tornare a Nang Rong, ho recuperato lo zaino e ho preso Mukdahan Tornato alla
stazione, mi sono accorto che il bus era appena partito, alla biglietteria cera
stata una qualche incomprensione sullorario di partenza, così ho preso un tuk tuk
che lha inseguito. In tre ore e dopo 170 chilometri sono arrivato a Mukdahan. Dopo
avere preso una stanza al Saensuk Bungalow mi sono incamminato verso il Talaat Indojiin,
il Mercato Indocinese che si tiene in riva al Mekong. Sullaltra sponda
del fiume cè Savannakhet, ed è già Laos. Il nome del mercato è appropriato
perché si vendono merci thailandesi, laotiane e cinesi. Si notano le bottiglie di vino di
maow (un piccolo frutto rosso che assomiglia ad una bacca) e quelle di Chateaux de
Songkawe, un vino duva dal sapore anonimo e dolciastro. Non ero interessato
allacquisto di vini esotici, ma soprattutto contrario allidea di trasportare
bottiglie nello zaino! Predominava la merce made in China, mi hanno colpito
una Poly Station, una imitazione del gioco della Play Station e i
flauti dellIsaan: sono di tutte le misure, Sotto un sole implacabile ho preso un songthaew (un taxi collettivo) per raggiungere il
Parco Nazionale Phu Pha Thoep (roccia bellissima) che si trova a 17 chilometri da Mukdahan
in direzione di Don Tan. Ho iniziato a camminare su per le colline, non cera un
sentiero o una strada, ma si saliva per le colate di lava solidificata. Le pendenze
ricordavano quelle di una pista da sci: per il tanto sole immaginavi di sciare in
primavera, ma la lava era nera, e scacciavi questa fantasia! Il parco, famoso per le rocce
dalle forme strane e colorate non mi ha entusiasmato. Concrezioni laviche e massi giganti
sono stati plasmati dallo scorrere del tempo, i Thai, ci vedono rappresentazioni di
animali. Un pik up mi ha dato un passaggio fino a Mukdahan, al tramonto sono salito sulla
alta torre a forma di fungo, costruita nel 1996 in occasione del 50° anniversario
dellincoronazione dellattuale Re di Thailandia, è obbrobriosa, ma dalla sua
cima la vista è impagabile. Il livello del fiume è basso ed affiorano numerose isolette
sabbiose, utilizzate come spiagge. That Phanom Alla mattina ho preso un bus in direzione di That Phanom, una cittadina bagnata dal Mekong, famosa per il Wat Phra That Phanom, caratterizzato dallenorme chedi (stupa) in stile Laotiano. Il Wat è uno dei simboli dellIsaan, è venerato dai Buddisti di tutto il Paese, ed ogni anno, a metà febbraio, si celebra una importante festa religiosa. Il chedi che è alto 57 metri e ricoperto da 110 chili doro, dovrebbe avere più di 1500 anni. Assomiglia ad un missile che svetta nel cielo azzurro, su ogni lato cè il disegno di un albero stilizzato e dai suoi rami pendono fiori di loto. Il Wat è molto grande, ci sono le abitazioni dei monaci e templi in stile Thai, in uno cerano le spoglie di un venerabile Maestro, facevano impressione, perché il corpo era refrigerato in una bara di cristallo piena di condensa. Dopo essere passato davanti allarco di trionfo che ricorda quello di Vientiane, sono andato al mercato che si tiene tutti i lunedì e mercoledì sulla riva del Mekong: i venditori sono Thai e gli acquirenti Laotiani. Non cè nulla di speciale, ma è interessante osservare quello che avviene lungo il fiume. Tante barche aguzze lunghe e strette, erano ormeggiate lungo la riva, era un continuo attraccare, caricarle e ripartire verso la sponda opposta per poi ricominciare i traffici. Il livello del Mekong è basso e per arrivare alla riva (sommersa dallacqua nella stagione delle piogge) occorre affrontare un ripido dislivello di oltre venti metri, in alcuni punti si coltivano orti rigogliosi. Il reparto della ristorazione non era invitante e il contenuto dei grandi pentoloni non risvegliava lappetito, anche per un entusiasta della cucina Thai come il sottoscritto.
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