Questo è stato un
viaggio nellIsaan: nel marzo 2003 ho visitato le rovine Khmer di Phimai e di Phnom
Rung, poi ho costeggiato il fiume Mekong e sono stato a
Mukdahan, That Phanom, Beung Kan, Nong Khai e a Vientiane, la capitale del
Laos.
Sono felice di questo tuffo verso la Thailandia del nord est, verso
lIsaan, contento di incontrare gente che ti osserva con curiosità e ti sorride con
semplicità e di visitare una regione senza le comodità della Thailandia più
occidentalizzata. Il bus sembra un giocattolo di latta e corre a più non posso
sullasfalto lucido, i finestrini sono spalancati e si gode dellaria calda che
finisce violentemente sul viso. Alle fermate salgono i venditori di generi di conforto,
strillano per attirare lattenzione e offrono bevande e spuntini caldi. Cosce di
pollo fritto infilate su grandi stecchi, riso agglutinato, spiedini dai sapori ambigui,
würstel e salsicce agrodolci, crêpe dolci ripiene di zucchero e cocco. Ho comprato delle
salsicce, Phimai A Korat ho cambiato bus e ho preso una coincidenza per Phimai che dista 60 chilometri, il paesaggio è di nuovo cambiato: secco, brullo e desertico. Ero contento di arrivare a Phimai nel tardo pomeriggio e di vedere il Prasat Hin Phimai sia con la luce carica del tramonto sia con quella morbida della mattina. Ho preso una stanza allOld Phimai Guest House, poi sono andato al Prasat che è circondato da un gran muro in laterite e che si trova nel centro della cittadina. Il Prasat fu costruito dal Re Khmer Jayavarman VI° verso la fine del decimo secolo e fu terminato da Suriyavarman I°. Phimai era lantica Vimayapura, la città di Vimaya (nel nome moderno, la V è diventata Ph). In una delle iscrizioni trovate al Preah Khan, si diceva che a Phimai arrivava una delle strade reali, la stessa passava anche per Phnom Rung, la mia prossima meta. In origine il Prasat era un tempio Buddista Mahayana e non un tempio Hindu: è strano perché fino allavvento di Jayavarman VII° (1181) tutti i templi erano dedicati a Shiva e Vishnu. Nella simbologia Khmer, il fossato, ossia la cinta più esterna rappresenta loceano cosmico, i muri perimetrali le montagne, il santuario centrale la vetta del monte Meru. Balza allocchio il prasat, ossia la torre, (parola che deriva
dallindiano prasada) in laterite bianca, è alta ventotto metri e la si vede Davanti allentrata principale cè una terrazza cruciforme contornata da naga (serpenti), hanno le teste sollevate verso lalto e nella simbologia Buddista e Hindu, rappresentano un tramite tra il mondo degli uomini e la dimora degli Dei. Il tempio vero e proprio inizia dentro la cinta interna, è rivolto verso sud est, in direzione di Angkor che dista 225 chilometri. I corridoi e le finestre quadrate del perimetro interno sono in condizioni precarie, talvolta, si intravede un accenno di torre o di tetto: pensi al tetto perché i lunghi corridoi sono identici a quelli di ogni tempio Khmer, altrimenti lo immagineresti solo con la fantasia. Se ci si aggirasse tra queste rovine senza una mappa topografica, sarebbe difficile comprendere a cosa ci si trova davanti. Il monumento è stato restaurato negli anni 1950, ma non tutti i pezzi hanno trovato la giusta collocazione. Alcuni sembrano messi a casaccio, ci sono bassorilievi con scene del Ramayana allincontrario. Il Prasat non mi ha entusiasmato, mi sono piaciuti i massi in laterite rossa che si infiammavano allora del tramonto e sembrava che avvampassero, ed il riuscire a camminare quasi in solitudine, perché il posto, come tutti i parchi archeologici, deve essere visitato così, ma onestamente, tutto ciò non rende il luogo indimenticabile. E poi arrivato un fronte di nuvole, era sostenuto da un vento poderoso ed ha
inghiottito il sole prima che potesse tramontare: il cielo da rosso fuoco è diventato
prima bianco latte e poi nero come la pece. Alla mattina ho noleggiato una bicicletta per andare al Museo Nazionale
che contiene sculture provenienti da Phimai, Phnom Rung e Phnom Wan. Il reperto più
importante era una statua del re di Angkor, Jayavarman VII°, proveniente dal Ban Prasat
di Phimai: il re era seduto a gambe conserte, per la posizione assunta, assomigliava ad un
Buddha. Sono poi stato al Sai Ngam che è il più grande albero bayano di
tutta la Thailandia: occupa unarea di 25.000 mq. ed è vecchio più di 350 anni. Si
trova su unisoletta, circondata da uno stagno, popolato da enormi carpe rosse e
nere, la gente compra verdure e granaglie e i pesci si contendono queste leccornie,
provocando un gran turbinio dacqua. Lalbero non ha un solo tronco, ma è
formato da unenormità di braccia tentacolari che affiorano dal terreno e lo
sorreggono: quando si cammina sotto la pianta, per i tanti rami e radici somiglianti a
liane, sembra di essere in una foresta. Nella penombra alcuni astrologi predicano il
futuro. Ho conosciuto Sim e Pom, Nel pomeriggio ho preso un bus per Korat, sono sceso 15 chilometri prima, per vedere il Prasat Phnom Wan. Il tempio non è stato ancora restaurato: il recinto principale di forma quadrata, ha tutte le gallerie crollate, rimangono intatte solo alcune finestre, il prasat invece, si è conservato abbastanza bene, ma le sculture e i bassorilievi in pietra arenaria sono stati lavati via dallo scorrere del tempo. Attorno al prasat cerano grandi blocchi di pietra, allineati per svariate file. Come in un puzzle, gli archeologi cercavano di trovare la soluzione, per farli collimare: adesso cè poco da vedere, bisognerà tornare tra qualche anno, quando il restauro sarà terminato. A Korat ho preso un altro bus per Buriram, dopo due ore e ½ di viaggio sono arrivato a Nang Rong, il posto più vicino per raggiungere Phnom Rung: ho trovato una stanza allHoney Inn, un alberghetto che noleggia anche moto. Nang Rong si sviluppa attorno alla strada principale, oltre al tanto traffico ti colpisce la cacofonia di suoni che giungono dai locali con musica dal vivo. Sono night club, addobbati con luci colorate tipo albero di Natale, sono tanti e spropositatamente numerosi. Sbirciando allinterno sintravede una cantante che si esibisce sul palco, è vestita con micro abiti, zeppe alte o stivaloni. Sedute ai tavoli, ci sono le ragazze che chiacchierano nellattesa dei clienti, altre invece stanno sulla porta e fanno da buttadentro. Nelle vicinanze cera un cinema drive in: le coppie non entravano in macchina, ma cavalcando una moto, poi, dopo questa passeggiata esplorativa, ho mangiato qualche cosa.
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