Bangkok  - Festa di Songkran

Sono arrivato in una Bangkok irriconoscibile,ThaiRicordiDiario_10.jpg stranamente pigra, vuota ed addormentata, con la maggior parte dei negozi che esponeva cartelli con scritto “chiuso per ferie” e poca gente per le strade. Solo l’umidità era quella di sempre, ovunque c’era un’aria di smobilitazione, da ferragosto italiano. La città si stava preparando a festeggiare Songkran, il capodanno Thailandese, una quattro giorni di festeggiamenti che vanno dal 12 al 15 aprile. Un’altra particolarità è che non siamo nell’anno 2003, ma nel 2546, data che si riferisce alla morte del Buddha.

Songkran significa “cambiamento” e rappresenta la conclusione del passaggio del sole all’interno del sistema solare. Quando il sole termina di passare in ognuna delle costellazioni dello zodiaco, incomincia il nuovo anno. Il capodanno cade, “per comodità”, il 13 aprile d’ogni anno, la data è fittizia e non sarebbe mai la stessa, perché Songkran andrebbe festeggiato il primo giorno di luna crescente del quinto mese del calendario lunare. In questo periodo il sole entra nella costellazione dell’ariete, è equidistante dalla terra e durante il giorno, le ore di luce e di buio sono identiche. Questa è l’occasione per festeggiare Mahasongkran, ossia l’inizio del nuovo anno. Ogni ciclo è composto da dodici anni, ad ognuno dei quali corrispondono dodici animali. Si crede che il nuovo anno cominci con la Dea Songkran a cavallo dell’animale che caratterizzerà l’anno nuovo: topo, mucca, coniglio, serpente, cobra, drago, cavallo, scimmia, gallo, cane, maiale e capra.

La festa ha principalmente un significato religioso, ma questo è stato in parte sostituito da quello godereccio e pagano. Le famiglie si riuniscono (come a Natale da noi) e per chi se lo può permettere, il periodo è propizio perThaiRicordiDiario_11.jpg andare in vacanza. Oltre all’antica tradizione di aspergere con acqua, in segno di rispetto, le statue del Buddha e il capo dei genitori e degli anziani, si è aggiunta l’usanza di tirasi acqua addosso per le strade, un’opportunità alla quale tutti rispondono con entusiasmo. L'azione dell'acqua sugli oggetti e sulle persone, ha un simbolico valore di purificazione. La tradizione vuole che anche tra amici ci si versi acqua addosso: ciò significa ristabilire e rafforzare il rapporto d’amicizia e "lavare" eventuali screzi e dissapori avvenuti nell’anno appena terminato. Anzi, si ritiene che più acqua ci si butta addosso, più ricchezza si avrà.

Secondo la tradizione, la festa andrebbe preparata e vissuta così: prima dell’arrivo del nuovo anno bisognerebbe pulire la casa e buttare via le cose vecchie (c’è la credenza religiosa che, se venissero conservate, porterebbero sfortuna), occorrerebbe adornare con ghirlande di gelsomino l’altare dedicato agli antenati e acquistare un vestito nuovo da indossare il giorno di Songkran, in occasione della visita al tempio. Dopo la conclusione della cerimonia religiosa, bisognerebbe prendere dall’acquasantiera un po’ d’acqua benedetta e profumata, per rendere omaggio ai monaci, bagnando le loro mani e aspergendo d’acqua le statue del Buddha. Occorrerebbe anche costruire stupa di sabbia, decorati con fiori e bandiere colorate nei pressi dei templi. Questo, per ovviare ad un’antica credenza, che afferma che quando le persone abbandonano i templi, portano via, inavvertitamente, particelle di sabbia dal pavimento del tempio, che si attaccano alla suola delle scarpe e dei sandali. La costruzione di questi stupa, è vista come un modo per riportare la sabbia perduta e di santificare e lodare il Buddha. Dopo la sosta al tempio occorrerebbe fare visita ai parenti, scambiare regali e cospargere d’acqua profumata mani e spalle: questi riti sarebbero di buon auspicio per il nuovo anno.

Un’altra tradizione è di liberare gli uccellini e i pesci dalle gabbie e dalle vasche. Quest’usanza è nata tra i contadini delle pianure centrali della Thailandia. Durante la stagione delle piogge,ThaiRicordiDiario_12.jpg a causa dell’arrivo del monsone, i campi si allagano. Quando cessano le precipitazioni, si formano delle pozze che a poco a poco si seccano, intrappolando i pesciolini. I contadini catturano i pesci e li tengono a casa fino al giorno di Songkran quando li liberano nei canali, adempiendo al voto di non mangiarli.

Sul Bangkok Post e sul Nation, i due giornali in inglese più letti, c’erano aspre polemiche sul modo di festeggiare Songkran e sul netto declino del significato religioso che si stava sempre più perdendo. Negli articoli, si ricordava che ormai poche persone facevano all’alba le tradizionali offerte ai monaci e si recavano ai templi per pregare. Anche la millenaria tradizione di riverire gli anziani, in cambio della loro benedizione, andava scomparendo. Ormai Songkran era una festa votata al divertimento e alle battaglie acquatiche che si svolgevano per le strade. Il governo aveva elaborato un decalogo sul comportamento da tenere in questi giorni e aveva consigliato alle donne come vestirsi.

Erano sotto accusa le magliette aderenti e i pantaloncini, che una volta bagnati, potevano offrire sconvenienti trasparenze ed essere sessualmente provocanti (si parlava d’abbigliamento “spaghetti – strap”). Il ministro della cultura invitava ad indossare camicie, sarong e il sua morhom, il vestito tradizionale tipico della Thailandia del nord. Quest’abbigliamento castigato, doveva anche scoraggiare le molestie sessuali, che si registrano durante i giorni della festa. Come Ponzo Pilato, il Primo Ministro Thaksin Shinawatra ha commentato: “Se la gente non è d’accordo, si vesta come meglio creda, ma si ricordi che lo farà a proprio rischio e pericolo!”. Molte persone si chiedevano se questi “consigli” erano leciti, si affermava che ognuno doveva essere libero d’indossare ciò che voleva, inoltre, per gli adolescenti, questi divieti, erano visti come un invito ad indossare proprio capi di vestiario “proibiti”.

La gente pensava che il governo si doveva concentrare sugli incidenti mortali che avvengono durante i festeggiamenti: questo è il lato più tragico del capodannoThaiRicordiDiario_13.jpg Thailandese perché ogni anno, sulle strade, si registra un’ecatombe. In questi quattro giorni ci sono stati 594 morti e quasi quarantamila feriti, l'84% dei feriti erano ragazzi tra i quindici e i ventiquattro anni, l'84% degli incidenti riguardava motociclisti, il 94% delle vittime non indossava il casco e il 60% degli incidenti è stato causato da ubriachi. Queste percentuali sono così alte perché in Thailandia ci sono dodici milioni di moto e solo sei milioni di persone hanno la patente. La polizia stradale aveva organizzato più di settemila blocchi stradali perché voleva diminuire di almeno il 20% gli incidenti rispetto l’anno precedente, è stata anche vietata la vendita degli alcolici nei giorni della festa e sono state confiscate più di cinquantamila moto a persone che guidavano senza patente, ma le misure sono servite a poco: morti e feriti sono aumentati rispetto al 2002.

Felice, per avere tentato di capire lo “spirito” di Songkran, mi sono diretto verso il centro di Bangkok, per assistere alla grande processione del Phra Buddha Sihing, una statua molto venerata che è portata in processione lungo le strade del quartiere di Banglamphu, per poi essere sistemata su un mandapa al Sanam Luang, un grande spiazzo, dietro il palazzo reale, dove i cittadini di Bangkok le renderanno omaggio per tre giorni. Dal finestrino dell’autobus guardavo con preoccupazione le tante persone armate con pistole e fucili ad acqua, bottiglie, secchi, catini, scodelle, mestoli e tazze con le quali bagnavano i passanti. Bisognerebbe sorridere di fronte a queste abluzioni obbligatorie e rispondere ai bagni fuori programma con un “Felice Songkran” o con un “Felice Anno Nuovo”, ma non sapevo fino a quando ci sarei riuscito, senza spazientirmi. Riconoscevo che era inconcepibile cercare di evitare un bagno fuori programma, tirare acqua nel periodo di Songkran ha un valore di amicizia ed un rifiuto poteva essere male interpretato.

Mi sono messo alla ricerca della processione, ma ho trovato solo ragazzi dediti a battagli acquatiche, i più erano appostati sui marciapiedi ed aspettavano altri pedoniThaiRicordiDiario_14.jpg per battagliare: si colpivano macchine, moto e soprattutto furgoni pick–up, carichi di ragazzi stipati nei cassoni, nei quali troneggiava l’immancabile bidone colmo d’acqua. Nulla era stato lasciato al caso, anche per le strade c’erano contenitori e taniche sempre colmi d’acqua affinché tutti potessero rifornirsi. Molte persone avevano con se ciotole, contenenti polvere di talco da mettere in faccia a quelli che passavano nelle vicinanze. L’applicazione di questa polvere dovrebbe simbolicamente difendere dalle sventure: il rito rappresenta una delle tradizioni più antiche legate a Songkran.

Per le strade c’era tanta confusione, fino ad ora, avevo ricevuto solo qualche timido spruzzo, mi stupivo e rallegravo per essere stato risparmiato dalle docce indesiderate e “sotto sotto”, pensavo d’averla farla franca. Poi, contagiato dall’atmosfera festaiola, ho accettato l’invito a salire su un furgone, ero entusiasta, nel vedere la festa da un’altra prospettiva, ma da questo momento, poiché ero anche un farang (straniero), sono stato il bersaglio preferito sia degli occupanti degli altri furgoni che dei pedoni. Il traffico era congestionato, si procedeva a passo d’uomo e le battaglie tra gli occupanti dei furgoni ed i pedoni impazzavano. Sono resistito a bordo solo un qualche centinaio di metri, poi ho continuato a piedi: talvolta l’acqua era ghiacciata ed i più subdoli te la infilavano nella maglietta, giù per la schiena. Ero tutto fradicio, poi hanno iniziato a cospargermi con il talco che rimaneva impregnato nei vestiti.

Quando sono arrivato a Khao San Road, la zona principale per le tenzoni acquatiche, per l’occasione trasformata in zona pedonale, non si riusciva quasi più a camminare, talmente tanta era la gente. Gli spruzzi arrivavano da ogni dove, eroThaiRicordiDiario_15.jpg continuamente sommerso dai getti dei fucili ad acqua, da secchiate, e da quella schifezza fangosa che era il talco, ma purtroppo non si poteva dire “basta”, bisognava stoicamente subire o scegliere di tornare in albergo. L’acqua non terminava mai, la musica Techno diffusa dagli altoparlanti era al massimo, il caldo e le robuste bevute di birra facevano il resto, la gente ballava e si bagnava continuamente. Pensavo ai tanti appelli, per rivalutare il significato religioso della festa e ai dettami su come abbigliarsi e fra me e me sorridevo. Sembrava di assistere ad un carnevale in versione estiva, che ricordava la “Battaglia delle Arance” d’Ivrea.

Tutti erano fradici e zuppi d’acqua, alcuni avevano facce e vestiti completamente imbiancati dal talco che li faceva assomigliare a zombie, molti si erano dipinti i capelli di rosso o di giallo ed erano a torso nudo e le ragazze con le magliette bagnate, mostravano le loro grazie sotto i vestiti aderenti. Tutti pensavano a divertirsi ed a battagliare, ciò mi dava l’idea di una gran festa popolare, senza nulla di malizioso, dove quelli che si divertivano maggiormente erano gli adolescenti. Mi divertivo a guardare quello che succedeva attorno, senza però riuscire ad esserne del tutto coinvolto, perché Songkran non apparteneva al mio bagaglio culturale. Ogni tanto mi fermavo alle bancarelle che vendevano frutta, spiedini e spaghetti di riso, sia per assaggiare qualche cosa di nuovo, sia per posticipare i continui scrosci acquatici.

Intrappolato in Khao San Road, non sono riuscito a raggiungere la processione, sono così andato al Sanam Luang per vedere la statua del Phra Buddha Sihing che ormai era già stata issata sul mandapa. I fedeli facevano la fila per rendergli omaggio: ho comprato anche io, come tutti,ThaiRicordiDiario_16.jpg (30160 byte) candele, incenso, fiori di loto e un liquido giallo e profumato. Arrivato in prossimità della statua, occorreva aspergerla con il liquido, la gente spingeva e la maggior parte della sostanza non finiva sulla statua, ma addosso a chi stava attorno, così mi sono preso un’ulteriore lavata supplementare.

Ormai si stava facendo sera, i tetti dorati del palazzo reale risplendevano nella luce del tramonto e nel cielo di Bangkok volavano centinaia d’aquiloni gli uni a fianco agli altri, questo era uno spettacolo emozionante, altro che le battaglie acquatiche! Gli alberi erano addobbati con lampadine colorate e ricordavano il Natale, attorno c’erano palchi dove si esibivano cantanti e si rappresentavano danze e commedie nei costumi tradizionali. Intere famiglie e coppie di innamorati, erano sedute sulle stuoie a godersi gli spettacoli e mangiavano il cibo acquistato dalle bancarelle o portato da casa. Era un’enorme cena comunitaria.

Ancora inzuppato e tutto appiccicaticcio ho abbandonato la zona più festaiola per tornare verso l’albergo. Mi sono guardato allo specchio: avevo la polvere di talco fin dentro le orecchie, lo zaino e i soldi erano fradici, come tutto quello che indossavo. Ho cercato di smacchiare gli indumenti: fregavo, fregavo, ma le macchie di talco faticavano a scomparire e si spandevano sui vestiti. Come in un “rewind” ho ripensato a questa giornata: mi ritenevo soddisfatto per l’esperienza bizzarra e fuori del comune e pensavo ai giorni successivi, forzatamente obbligato nel mal sopportare ulteriori battaglie acquatiche, nel dovere abbozzare mezzi sorrisi e nel dovere ricambiare alle docce fuori programma con un poco cordiale “Felice anno nuovo” pronunciatoThaiRicordiDiario_17.jpg a denti stretti. Ma poi ho pensato che mi trovavo nella “Terra del Sorriso”, in un Paese dove tutto quello che facevo, era ricambiato con un sorriso. Così, di fronte ai futuri bagni indesiderati, ho deciso che avrei risposto sempre con un sorriso, oltre che con un non meno obbligatorio getto d’acqua!

 

 

 

 

Isola di Ko Samui - Black Moon Party

Verso l’una di notte sono andato alla “spiaggia segreta” di Rocky Bay, il luogo dove si tiene il Black Moon Party, una festa Techno che cerca di emulare il Full Moon Party di Ko Pangan. Qui si festeggia la luna nera, non la luna piena.

Arrivare in scooter non è stato semplice perché la strada era sterrata, con tanta polvere e molti dossi. I thai sono arrivati in moto, mentre la maggior parte del popolo farang era arrivata con i songtow, grossi “pik up” adibiti a taxi collettivi. Rocky Bay era una piccola baia con una spiaggia di sabbia bianca, con al centro un  tendone e posti di ristoro che vendevano acqua e birra. Non c’era biglietto d’entrata, ma gli organizzatori si sarebbero rifatti con le consumazioni, dazio obbligatorio, perché i corpi assetati di liquidi e musica si sarebbero scatenati tutta la notte. Molti ballavano, molti erano seduti sulla spiaggia a guardare le stelle, a scambiarsi effusioni o erano persi per quello che avevano ingurgitato. Dinnanzi a me avevo un gran supermercato dove potevo fare shopping e trovare di tutto: ecstasy, amminoacidi, fumo.

La musica era tremendamente alta da spaccare i timpani e l’atmosfera era coinvolgente al massimo. C’era un buio quasi totale, a parte qualche luce psichedelica viola e dei coni arancione fluorescenti in riva al mare. La promiscuità del posto, il buio, la spiaggia e i corpi avvinghiati erano una figata pazzesca. A scatenarsi erano soprattutto le ragazze. Si contorcevano, ridevano come pazze, enormi stille di sudore colavano dalle fronti luccicanti. L’ambiente era un crogiolo di razze: tanti europei, soprattutto tedeschi, inglesi, israeliani e thai. La musica mi piaceva e mi muovevo al ritmo della trance: i miei amici si sono concessi subito un aiuto sintetico, pillole di “Ya ba” che significa “la droga che fa impazzire”, ossia l’ecstasy Thai, per me invece solo un integratore, il Lipovitan e tanta acqua.

Ballavo trasportato dalla musica e bevevo: avrò bevuto almeno cinque litri d’acqua e penso di non averne mai bevuta così tanta, tutta in una notte. Tutti ballavano in modo quasi isterico,  bevevano e a fumavano, io ero sobrio e il mio corpo era percorso da un’irrefrenabile voglia di movimento. Ogni tanto, qualche festaiolo si dirigeva verso la spiaggia a svernare, vomitare o a godersi il proprio viaggio artificiale. Nei loro occhi vedevo il vuoto e osservavo il ritmico movimento dei corpi: era un movimento quasi telecomandato, perché il popolo della spiaggia era in trance. Chi si era servito di un aiutino per ballare tutta la notte, cedeva e abbandonava il campo di battaglia, io invece rimanevo lucido e pieno d’energie. Tutto questo power derivava dal fatto che volevo dimostrare a me stesso ed ai miei amici che per ballare e divertirsi, non era necessario fare uso d’eccitanti.

Il momento più emozionante è stato quando ha iniziato ad albeggiare, il vedere a poco a poco il sole che nasceva, il passaggio dal buio completo alla luce. Vedere il sole mi ha dato ancora più energia, dentro di me provavo sensazioni di una positività assoluta. Quando il sole ha illuminato la spiaggia, le ombre della notte si sono materializzate, così ho visto le facce dei miei compagni di party. Ho continuato a ballare fino alle otto di mattina, quando ormai il sole era alto in cielo e faceva un caldo tremendo. Ora non avevo più bisogno di bere, ma di rinfrescare la testa. La maglietta e i calzoni erano bagnati d’acqua e sudore, ma l’energia non accennava a diminuire. Anche dopo la festa l’adrenalina non mi ha abbandonato e questo techno power  mi ha accompagnato per tutta la giornata.

 

 

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