Non si tratta di semplici tombe, ma
di palazzi, con laghi e giardini. Le tombe,
come molti degli edifici della città imperiale,
furono costruite secondo le antiche leggi della geomanzia, una pratica nata in Cina con il
nome di feng shu (vento e acqua), che mira a mantenere in equilibrio gli elementi yin e
yang. Marcel Granel, in "Pensée chinoise", li paragona allopposizione
"versante in ombra e versante soleggiato". Lo yin è il principio femminile che
rappresenta il buio e la passività, sono di natura yin le tombe ed i versanti in ombra (a
nord della montagna e a sud del fiume). L'ideale per una tomba era avere davanti un fiume,
una scogliera dietro e colline ai lati. La parola yang, lelemento maschile, più
attivo e luminoso (a nord del fiume, a sud della montagna), suscita invece l'idea di
Calore e di luogo esposto al sole, quindi di versante soleggiato: abitazioni e città
dovrebbero avere questa natura. I geomanti studiavano la direzione dei venti e la forza
delle acque, lorientamento delle pieghe del terreno, la disposizione e la
localizzazione degli alberi e delle rocce, la presenza o meno di una pagoda e l'esistenza
di forze benefiche o malefiche nel sottosuolo. Stava al geomante prendere in
considerazione questi fattori e la fortuna o la sfortuna delle nuove costruzioni poteva
dipendere da tali aspetti. La tomba di Minh Mang è in rovina ed il posto è decadente: il
padiglione allentrata è puntellato per evitare crolli, il tetto in lamiera è
arrugginito e il pavimento sbriciolato. I padiglioni, i templi ed i palazzi a ridosso
della collina, nei cui interni predominano il rosso e loro sono in condizioni
migliori, la tomba invece è un semplice cumulo di terra. Sono poi stato alla tomba di Tu
Duc, considerata la più maestosa e anche qui gli edifici rischiano di crollare. Ci sono
la cittadella attorno al lago, i palazzi e le abitazioni per le centoquattro mogli e le
concubine dellimperatore. Colpisce la visione dinsieme del posto, il parco ha
un fascino particolare e
se guardi con un po
dimmaginazione i ponti che solcano i canali, i pini simili a quelli marittimi e le
stradine, potresti pensare di essere in una villa con giardino allitaliana. La tomba
fu progettata personalmente dallimperatore che ci visse anche da vivo. Tu Duc non fu
seppellito qui, ma in un posto segreto per evitare le razzie dei tombaroli e i duecento
servitori che si occuparono della sepoltura, furono decapitati. I guardiani vivono nel
padiglione dove dimoravano le concubine e dalle stanze, un tempo luogo dimmense
delizie, usciva un odore di pesce fritto e tuttattorno era stesa la biancheria ad
asciugare. Poi ho raggiunto il cuore di Hue: la cittadella. Fu voluta nel 1804
dallimperatore Gia Long e si dice che alla costruzione lavorarono duecentomila
uomini. Copre unarea di cinquecento ettari, il perimetro misura dieci chilometri ed
i muri a trapezio che la delimitano sono alti sei metri e spessi due. Ho costeggiato le
mura per poi varcare una delle sue dodici entrate: ognuna ha un ponte di marmo che
oltrepassa il canale. Allinterno cè un ultimo muro, oltre il quale si
estendeva la Città Purpurea Proibita (Tu Cam Than). Come a Pechino gli imperatori
vivevano allinterno, in un labirinto con più di trecento edifici: oggi ne rimangono
ottanta, molti dei quali in pessime condizioni. Nel 1968, la cittadella fu rasa al suolo
durante loffensiva del Tet, quando i Vietcong, violando la tregua stabilita con gli
americani in occasione del capodanno lunare, si rifugiarono al suo interno e riuscirono a
tenere in pugno la città per tre settimane e mezzo. Oriana Fallaci nel suo libro Niente e
così sia, la descrive così: La chiamavano la Firenze dellAsia. Situata sul
mare e baciata dal Fiume dei
Profumi, attraeva studiosi e turisti. Capitale al
tempo degli imperatori, per secoli essi lavevano impreziosita con templi, ponti,
monumenti, giardini. E su quei templi quei ponti quei monumenti quei giardini piomba ora
il fuoco del generale Abrams. Sono state restaurate La porta di
mezzogiorno, utilizzata per le apparizioni pubbliche dellimperatore e Il
palazzo della suprema armonia, un edificio di legno che ospita il padiglione del
trono. Ormai della Città Proibita rimane solo un grande spazio erboso, è un luogo
desolato con mucchi di mattoni dove la vegetazione cresce velocemente. La furia
distruttrice dei bombardamenti americani mi ha fatto venire in mente le guerre di
religione tra indù e mussulmani, quando, nello spazio di una notte, centinaia
duomini riescono a radere al suolo moschee e templi. Forse sarebbe meglio non venire
qua e immaginare la Città Proibita con la fantasia, ma a priori, si poteva non visitare
lantica dimora dei sovrani Nguyen? Alla sera sono andato a casa del Dr. Trau Vui.
Vive con la moglie e i figli in una bella villa con pavimenti di marmo, arredamento in tek
ed alle pareti i ricordi dei suoi viaggi in Europa. Ho assaggiato pho con germogli di
bamboo, pesci del Fiume dei Profumi e foglie di patate dolci lessate. Ci servivamo
direttamente dai piatti da portata, prendendo il cibo con le bacchette e mettendolo nelle
ciotole: tutto era buono ed abbondante. Ho continuato a tempestarlo di domande: mi ha
detto che al sud del Paese la qualità della vita è buona, al nord è discreta, mentre
non si può dire altrettanto per il centro, soprattutto nella zona delle Highlands dove le
minoranze etniche tentano di mantenere vive le tradizioni. Per i dipendenti
pubblici lo stipendio iniziale è di venti dollari,
poi, facendo carriera si può arrivare a cinquanta, il minimo per sopravvivere. I più si
arrangiano con un secondo lavoro e la corruzione dilaga. Nelle poche imprese private
costituite con capitali stranieri, gli stipendi si aggirano sui duecento dollari il mese.
Pochi risparmiano, le banche danno un interesse attorno al 7% e chi investe lo fa
comprando oro e dollari. Tutti hanno la bicicletta, la moto invece, la possiede oltre il
30% della popolazione. Ogni famiglia ha la TV: quelle di seconda mano arrivano dal
Giappone e costano sui centoventi dollari, le nuove sui trecento. Si vedono solo i canali
vietnamiti e le stazioni televisive dei paesi confinati sono oscurate, nessuno possiede la
parabola satellitare e se si vuole vedere il canale musicale MTV, ci sono le videocassette
importate illegalmente. In fatto di cibo, come dice un proverbio, si mangia tutto quello
che cammina, eccetto gli uomini. Serpenti e tartarughe sono leccornie da gustare in
occasioni speciali, ma non sono facili da trovare perché costose e esportate verso la
Cina. Non esiste copyright e tutto, dai CD musicali ai libri, è copiato. Dopo cena, siamo
andati a fare un giro per le strade di Hue: le luci della città si riflettevano nel Fiume
dei Profumi ed il ponte Trang Tien cambiava continuamente colore, come in uno spettacolo
di suoni e luci. Abbiamo mangiato un dolce tipico con fagioli e riso, ricoperto da una
spolverata di ghiaccio. La cosa che ha reso indimenticabile la giornata doggi, è
stato lavere noleggiato la moto e avere visto posti difficilmente raggiungibili
senza il mezzo meccanico. Lessere continuamente salutato dagli Hello e
dalle manine di centinaia di
bambini, il non sembrare uno straniero, ma un
cittadino di Hue. Lavere incontrato madri che con fierezza, ti mettono tra le
braccia il loro bambino e gli scolari che ti rincorrono quando accendi la moto e la
trattengono per non farla partire. Si tratta di scene viste nei film degli anni cinquanta
come Ladri di biciclette o Poveri ma belli. Talvolta mi chiedo
come i vietnamiti, sempre così gentili e sorridenti, siano riusciti ad essere dei fieri
combattenti, sprezzanti dinnanzi alla morte e capaci di vivere per anni lontani dagli
affetti. Sarà stato per spirito di sopravvivenza? Alloccorrenza saprebbero ancora
convertirsi in spietati Vietcong? Lindomani andrò con un tour organizzato a
visitare la Zona Demilitarizzata (DMZ): si partirà allalba, perché i luoghi da
visitare sono tanti e distano tra loro. La DMZ nacque nellaprile del 1954 come
conseguenza degli accordi di Ginevra che conclusero la guerra fra i Viet Minh e i
francesi. Si estende per unarea di cinque chilometri a nord e a sud del fiume Ben
Hai e lo costeggia per cento, dal confine del Laos fino al mare della Cina.
Allinizio doveva essere una linea di demarcazione provvisoria, fra il nord
controllato dai comunisti ed il sud "democratico". Ma dal 1956, lanno in
cui Ho Chi Minh ed i comunisti salirono al potere fino al 1975, si trasformò in una
frontiera permanente. I Viet Cong, crearono un reticolo di collegamenti e strade (il
sentiero di Ho Chi Minh di circa 20.000 chilometri) che si estendeva dal Vietnam del nord
fino al sud. Nel tentativo di contrastarli, gli Stati Uniti e lARVN (l'esercito
vietnamita del sud) dislocarono una serie di basi e di campi minati lungo la Strada
n° 9 che costeggia la DMZ per dieci chilometri (linea McNamara). Alcune delle
battaglie più feroci e più sanguinose si svolsero
a sud della DMZ, attorno a Quang Tri, Rockpile, Hamburger Hill e alle basi di Khe Sanh e
Campo Carroll. Questa è anche la zona delle Highlands dove vivono le minoranze etniche,
coltivando anemici campi di riso e piantagioni di caffè. Le case di fango e paglia posano
su palafitte e non si comprende di cosa viva la gente. I bambini con il moccolo al naso
indossano vestiti consumati ormai ridotti a stracci. Appena ti vedono, ti corrono incontro
chiedendo qualche Dong. La prima sosta è stata a Rockpile, oggi è solo una collina di
duecentotrenta metri che non dice nulla, ma durante il conflitto era un punto
dosservazione privilegiato che dava sulla DMZ e sul Vietnam del Nord. Abbiamo poi
costeggiato il fiume Dakrong, qui accanto passava il sentiero di Ho Chi Minh e i Vietcong,
passando per il Laos e la Cambogia riuscivano a raggiungere il delta del Mekong. La natura
è lussureggiante, cè una giungla superba e impenetrabile con banani, bamboo, pini
e alti arbusti: ti chiedi come gli americani, nonostante luso massiccio della
diossina, dellagente arancione e di defolianti potessero pensare di ottenere il
controllo del territorio. Siamo stati a Khe Sanh, una volta era unimportante base
aerea americana, adesso rimane una spianata con attorno le montagne e la pista di decollo
che si riconosce grazie ad una buona dose dimmaginazione.